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Entropia: l'interfaccia con la natura

Per parlare con la natura dobbiamo usare in primo luogo il linguaggio della termodinamica altrimenti sarà un dialogo fra sordi anzi una vera e propria imposizione delle nostre scelte folli ad una natura che non può contrastarci ma che nel tempo reagirà in maniera violenta.
Quel tempo è già iniziato.
La realtà più concreta che si può associare al concetto di entropia è costituita dall' inquinamento nelle sue varie forme e in particolar modo quello, allo stesso tempo più tragico, banale e diffuso, che consiste nella iper-produzione di anidride carbonica (CO2) con le conseguenze dell'aumento dell' effetto serra e del "riscaldamento globale".
Le responsabilità della scienza sullo stato di salute del pianeta terra sono enormi. Alla base c'è proprio una questione di fondo di carattere epistemologico e cioè il fatto di aver alimentato una immagine del funzionamento della natura basata sulla reversibilità dei fenomeni.
La natura è stata chiusa in una gabbia meccanicista (e neo-meccanicista) per poter essere controllata e sfruttatta meglio, in corrispondenza ed omogeneità alla logica di dominio sociale.
Il concetto di entropia nasce casualmente nella seconda metà del 1800, nella termodinamica classica, ma la sua forza normativa è stata esorcizzata attraverso una definizione di carattere talmente generale da diventare fine a se stessa e non più di natura fisica ma metafisica: l'entropia dell'universo cresce sempre.
Eppure lo stesso Clausius, che ha coniato il termine, si era espresso in maniera molto chiara sul problema dell'energia e delle risorse, così scriveva nel 1885:
"Nell'economia di una nazione c'è una legge di validità generale: non bisogna consumare in ciascun periodo più di quanto è stato prodotto nello stesso periodo. Perciò dovremmo consumare tanto combustibile quanto è possibile riprodurre attraverso la crescita degli alberi."
La potenza della mentalità meccanicistica e la perversa natura dello sviluppo scientifico per "rivoluzioni / sostituzioni paradigmatiche" hanno impedito al "paradigma entropia" di svilupparsi compiutamente e di trovare il ruolo scientifico e normativo che gli compete.
Oggi il concetto di entropia è addirittura abusato (e ha trovato un efficacissimo impiego proprio nella teoria dell'informazione) ma la sua principale funzione, di radicale critica di tutti i processi energetici e quindi economici e sociali, è ancora totalmente castrata.
La scienza è riuscita ad imbrogliare "le carte" proprio nel momento più delicato della storia: la nascita delle macchine termiche (e la conseguente rivoluzione industriale). Di questo errore vediamo oggi le conseguenze catastrofiche in termini di inesorabili meccanismi socioeconomici di produzione di "gas serra". Spetta a noi completare questo programma scientifico, che una sinergia storica negativa, dovuta alla grettezza filosofica degli scienziati e al feroce dominio dell'economia, ha castrato sul nascere.
Bisogna porre in tutta la sua radicalità il principio di irreversibilità dei fenomeni fisici, la regola della "freccia del tempo" e le relative conseguenze sul piano energetico, economico e di organizzazione sociale.

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